Visita Basilicata: archeologia

Archeologia Palazzo Ducale - Museo

Palazzo Ducale - Museo

Tricarico


Il Centro Espositivo di Tricarico ha sede nel complesso cinquecentesco di Palazzo Ducale un edificio storico che presenta sale con soffitti lignei e pregevoli dipinti del 1700. Oggi il palazzo ospita una pregevole raccolta di reperti archeologici che testimoniano l’importanza dell’area del Medio Basento sin dall’età arcaica come snodo strategico all’interno del sistema di comunicazione viario del tempo. L’esposizione mostra molto dettagliatamente il dinamismo culturale che ha interessato i territori della media vallata del Basento a partire dal VI sec. a. C. con rapporti e scambi che richiamano espressamente i centri dell’area enotria e japigia. La sezione dedicata all’età lucana attesta le profonde trasformazioni che investono le popolazioni locali tra la fine del V e il IV sec. a.C con la nascita e lo strutturarsi di numerosi abitati fortificati come quello di Civita e Serra del Cedro di Tricarico di Oliveto di Oppido Lucano e di Pietragalla. I contesti più tardi rappresentano un utile strumento di conoscenza e decodifica delle vicende storiche di età romana restituendoci un patrimonio di eccezionale valore storico.

Archeologia Villa romana di San Giovanni

Villa romana di San Giovanni

Ruoti


Le strutture rinvenute durante lo scavo indicano tre fasi principali di sviluppo. La villa della fase più antica periodo 1 che risale all inizio del I sec. d.C. consisteva in una serie di ambienti disposti attorno a un cortile. Si tratta di una modesta struttura i cui elementi più interessanti sono i grandi focolari e un canale con impianti di tipo industriale forse un piccolo mulino ad acqua. La villa fu abbandonata intorno al 220 d.C. Intorno al 350 d.C. la villa fu rioccupata periodo 2 . Un piccolo ambiente termale con ipocausto venne aggiunto e una struttura massiccia presumibilmente una torre. L edificio rimase occupato fin verso il 400 d.C. Le fasi più tarde periodo 3 forniscono una testimonianza di notevole interesse per una villa dell epoca tardo antica. L ambiente principale consisteva in un ampia sala absidata e separati da uno stretto corridoio si trovano una serie di stalle e altri ambienti di servizio. I seguito fu realizzato un complesso termale rifornito con acqua proveniente da un acquedotto. Un pilastro in pietra calcarea e un imposta provenienti dalle finestre mostrano che queste erano disposte a galleria oppure a formare una serie di bifore. Annessa a quest ala è una stanza dalla planimetria irregolare probabilmente una torre. Le tre stanze più a oriente formavano un appartamento separato consistente in un ambiente longitudinale e in due stanze quadrate di dimensioni minori. L ambiente longitudinale con pavimento a mosaico era probabilmente una sala da pranzo. La serie di edifici venne estesa per congiungersi alla nuova abside e la stanza centrale fu ricostruita con interno circolare a quattro nicchie. La stanza era probabilmente ricoperta da una cupola ed è possibile che formasse un vestibolo adducente al corridoio centrale. Fu realizzato nel frigidarium un nuovo pavimento a mosaico e l acquedotto venne ricostruito su un diverso tracciato. La villa rappresenta dunque un importante stadio nello sviluppo dell architettura domestica nel momento in cui si stavano abbandonando i canoni della villa classica per sviluppare nuovi tipi di edifici. La struttura iniziò a decadere all inizio del VI sec. d.C.prima che l area venisse distrutta da un incendio poco prima del 550 d.C. dopo questo evento il sito non venne rioccupato.

Archeologia Villa romana dei Bruttii Praesentes - Barricelle

Villa romana dei Bruttii Praesentes - Barricelle

Marsicovetere


La Villa Romana di Marsicovetere situata nella frazione di Barricelle è una villa appartenuta alla potente famiglia lucana dei Bruttii Praesentes. Scoperta nel 2006 nell ambito dei lavori per la costruzione di un oleodotto Eni questa villa di oltre 1700 mq fu nel II secolo la residenza dell imperatrice Bruzia Crispina moglie dell imperatore Commodo nel 178 d. C. appartenente appunto alla famiglia Bruttii Praesentes. La struttura era situata lungo le sponde del torrente Molinara affluente dell Agri ed era divisa sostanzialmente in tre parti: una parte produttiva pars fructuaria riservata agli impianti per la lavorazione dei prodotti dell agricoltura grano olive uva una pars rustica abitata dalla servitù una parte residenziale pars urbana abitata invece dai proprietari che vi si recavano per trascorrere il tempo libero. Questi impianti a doppia vocazione residenziale e produttiva cominciarono a sorgere nelle campagne a partire dal I sec. a C. quando lo sviluppo dei latifondi di proprietà di ricche famiglie aristocratiche comportò la necessità di controllo e gestione. La posizione della Villa era strategica: vicinissima alla via Herculia lungo l’asse viario di collegamento Venusia Potentia Grumentum aspetto questo che ne ha consentito l utilizzo per il lungo arco di tempo compreso fra il I sec a.C. e il VII sec. d.C . I numerosi reperti venuti alla luce durante i lavori di scavo appartengono a fasi cronologiche diverse e sono oggetti di vita quotidiana lavorativa e legati alla sfera funeraria. Particolarmente significative sono 12 tegole bollate un signaculum sigillo in bronzo un epigrafe funeraria e un anulus signatorius un anello con la funzione di timbro per la cera che sigillava i documenti . All interno della villa è stato rinvenuto lo scheletro di un maschio adulto la cui salma si trovava in un luogo decisamente inusuale per la sepoltura e in una posizione tale da far pensare che sia morto improvvisamente. Il corpo ritrovato al di sopra del pavimento della villa e sotto ai calcinacci dovuti al crollo è stato trovato nella stessa collocazione stratigrafica di una moneta attribuibile ad Antonino Pio facendo collocare agli esperti un terremoto tra la fine del I secolo e gli inizi del II sec d.C.

Archeologia RIPARO RANALDI - Tuppo dei Sassi

RIPARO RANALDI - Tuppo dei Sassi

Filiano


Il Riparo Ranaldi è un complesso di pitture rupestri all interno di un riparo naturale situato a circa 800 metri di altitudine nel comune italiano di Filiano. Conosciuto anche come Tuppo dei Sassi nel 1965 venne dedicato al prof. Archeologo Francesco Ranaldi come riconoscimento per l’impegno protratto nella scoperta avvenuta nel corso di ricerche condotte tra il 1962 e il 1964. Il riparo presenta una forma a mezz’arco è alto circa 6mt ed è caratterizzato da strati di arenaria. A causa della fragilità di questa roccia e a seguito di processi di crollo succedutisi nel tempo si è costituita la forma tipica di un riparo sotto roccia che persiste tutt’oggi e che ha permesso la frequentazione umana. Lungo la parete liscia e compatta del riparo sono presenti le maggiori evidenze pittoriche altre tracce minori si collocano sull’antica volta del riparo. Grazie alla conformazione geologica del sito e a fattori climatici favorevoli in particolar modo la formazione di una concrezione calcarea data dalle acque meteoriche le tracce rupestri si sono conservate fino ai giorni nostri. La colorazione dei motivi è rossa scura anche se in alcune parti si nota una pigmentazione più debole e sbiadita probabilmente a causa di un diverso processo di conservazione rispetto ai motivi che appaiono di colore più marcato. Tutte le raffigurazioni presenti seppur in alcune aree abbastanza distanziate tra loro erano facenti parte di un unico grande pannello figurativo il quale dopo processi di crollo e degradazione meteorica è andato disfacendosi. Sostenendo tale ipotesi è possibile immaginare l’antica presenza di altre tracce ad oggi non più visibili. I pittogrammi del Riparo Ranaldi appartengono ad un unico stile simbolico schematico realizzati probabilmente con le dita. Questo stile figurativo si caratterizza da una semplificazione delle figure ridotte alle loro linee fondamentali. I motivi sono ravvicinati ed in alcuni casi sovrapposti si tratta di rappresentazioni di figure umane schematizzate e di quadrupedi. A causa dell’assenza di datazioni assolute o altri elementi potenzialmente utili per una possibile collocazione cronologica dei motivi figurativi è abbastanza complesso riuscire a dare una precisa datazione. L attribuzione cronologica delle pitture rupestri del Riparo Ranaldi in letteratura segue due distinti percorsi: raffigurazione naturalistica mesolitica di un branco di cervi nel loro habitat da una parte e scena schematica di caccia neolitica con persistenza di tradizioni più antiche dall’altra. Per questo motivo sia nelle pubblicazioni archeologiche sia nella documentazione amministrativa le figure del Riparo vengono diversamente attribuite all’una o all’altra fase archeologica: Paleolitico Mesolitico o Neolitico che pare più probabile con una significativa differenza di qualche millennio.

Archeologia Torre degli Embrici

Torre degli Embrici

Rionero in Vulture


Alle pendici del Monte Vulture e agli inizi della Valle di Vitalba tra colline incontaminate e distese sorge una villa di epoca romana. Posta probabilmente lunga l’antica Via Herculea che collegava il Sannio alla parte bassa della Lucania La villa romana di Torre degli Embrici risale al II secolo a.C. ed è un complesso termale con villa patrizia. È stato arricchito successivamente probabilmente sotto il regno di Marco Aurelio. Nel IV sec. d.C. fu costruito un ninfeo e un abside di 11 metri di diametro che tra il VI e il VII secolo insieme al ninfeo fu fortificato e ampliato. Il sito archeologico fu scoperto nel 2004 e agli scavi parteciparono ricercatori delle università di Alberta Sydney e Ben Guiron del Negev. Furono rinvenute tra gli altri oggetti una moneta di Marco Aurelio Probo e un marmo di Afrodite purtroppo privata degli arti e del capo conservata nel museo archeologico di Melfi. Come accennato l’area archeologica è caratterizzata da diverse fasi costruttive. Alla prima fase si riferisce un complesso termale con materiali databili a partire dal II secolo a.C. come attestato con sicurezza dai rinvenimenti monetali. Le terme consistono in un calidarium e in un tepidarium con fornace associata. Il calidarium è dotato di un pavimento in cocciopesto ornato da un mosaico policromo di cui una piccola porzione è stata ritrovata in sito. A poca distanza era collocata una fontana con la vasca alimentata da fistulae di piombo. Nella seconda fase costruttiva il cui periodo di vita è collocato tra il II e il III secolo d. C. si attua un ampliamento delle terme con l’aggiunta di un ulteriore complesso di bagni con calidarium e tepidarium. Sia nel complesso termale della prima fase sia nell ambiente immediatamente ad ovest del tepidarium di seconda fase sono stati scoperti numerosi aghi crinali e frammenti di vasi in vetro che suggeriscono una frequentazione femminile degli ambienti. La terza fase costruttiva successiva all abbandono degli impianti termali di età repubblicana ed imperiale è caratterizzata dalla costruzione di una serie di strutture tra cui spicca un grande edificio con abside. Tali strutture pare siano state costruite sopra le terme di prima e seconda fase. Le varie strutture preesistenti sono state pertanto incorporate e ove possibile parzialmente riattate a nuovi usi. La grande vasca della fontana è stata utilizzata come cisterna e mantenuta in uso al di sotto del livello pavimentale dell’edificio absidato. Accanto alla vasca sempre sotto il livello di pavimentazione è stata scoperta una tomba ad inumazione con copertura alla cappuccina. Il forno delle terme risulta ora riadattato come parte di un canale di drenaggio che conduce verso est ad una struttura munita di due canalette gemine che associate alla presenza di macine testimoniano l’esistenza di un mulino ad acqua per la molitura del grano. L’intero complesso di edifici di questa fase appare distrutto in modo violento da un incendio testimoniato da uno spesso strato di bruciato e di crolli che lo ricopre e dal quale sono stati recuperati frammenti ceramici e monete databili tra il IV e il V secolo d. C. La quarta ed ultima fase è testimoniata da altre strutture e resti murari che tagliano o si sovrappongono al livello di distruzione del complesso precedentemente descritto. Essa comprende un piccolo ambiente quadrangolare e un altro edificio che riutilizza parzialmente alcune strutture murarie precedenti e che sono venuti in luce nella parte centro meridionale dello scavo che risultano al momento di difficile interpretazione anche perch esplorati sono parzialmente. Sicuramente connessa al momento di obliterazione degli edifici di III fase e probabilmente in relazione con le strutture della fase IV verso il limite orientale dell’area di scavo è stata rinvenuta una piccola necropoli. I materiali più recenti suggeriscono un abbandono definitivo del luogo nel VII secolo d. C.

Archeologia Scavi archeologici Grumentum

Scavi archeologici Grumentum

Grumento Nova


L’area archeologica di Grumentum antica città romana della Lucania situata sulla via Herculea si trova ai piedi del colle su cui oggi sorge il paese di Grumento Nova. Oggi è possibile individuare l impianto urbanistico della città risalente alla fondazione del III secolo a.C. che si articola su tre vie principali parallele intersecate ad angolo retto da vie secondarie. La città era circondata da mura con sei porte su un perimetro di circa 3 km e occupava una area di circa 25 ettari di cui solo un decimo è stato riportato in luce. C’era il Foro chiuso da portici e con resti di due templi sui lati sud e nord identificati ipoteticamente con il capitolium principale tempio cittadino e con un Cesareum tempio dedicato al culto imperiale . Sul lato ovest si trovano i resti di una basilica e forse di una curia luogo di riunione del consiglio cittadino . Nei pressi del foro si trovano anche i resti di un edificio termale di età repubblicana. La struttura termale è in opus reticolatum. Il calidarium è diviso in due ambienti separati da sedili in muratura entrambi pavimentati a mosaico bianco e policromo. Essi poggiano su un pavimento con suspensurae. Sono stati rinvenuti anche i resti del forno per il riscaldamento della pavimentazione. È stato rinvenuto anche il frigidarium circolare con sedili ai lati. C’è poi l’anfiteatro datato al I secolo a.C. già menzionato dagli eruditi locali nel Settecento. Gli assi dell’anfiteatro risultano allineati agli assi stradali.

Archeologia Scavi archeologici Vaglio Basilicata

Scavi archeologici Vaglio Basilicata

Vaglio Basilicata


Serra di Vaglio è un’area archeologica posta su un’acropoli naturale a 1000 s.l.m. a dominio della valle del Basento. Il sito è relativo ad un insediamento indigeno frequentato a partire dall’VIII sec. a.C.. Tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C. l’organizzazione dello spazio urbano si articola lungo una strada principale che corre in senso est ovest pavimentata con larghe basole ed intersecata da strette stradine perpendicolari sulle quali si affacciano le abitazioni. La coeva necropoli ha restituito corredi funerari con ceramiche figurate di tipo greco gioielli in oro e ambra e armature di tipo greco. Si tratta delle sepolture di quei Basileis re ricordati dalle fonti antiche. Dalla prima metà del IV si consolida l’impianto dell’abitato di età lucana frequentato fino all’inizio del III secolo a.C. caratterizzato da monumentali fortificazioni in blocchi squadrati e porte di accesso alla città. All interno delle mura sono visitabili quartieri abitativi che si sovrappongono a quelli realizzati nel VI secolo a.C. Sempre nel territorio del comune di Vaglio in località Rossano è possibile visitare i resti del santuario federale extra urbano dedicato alla dea Mefitis con la piazza lastricata e un altare. Di grande importanza sono le numerose iscrizioni rinvenute in lingua osca testimonianza unica della civiltà dei Lucani che lo costruirono nel IV secolo a.C. Il complesso sacro si compone di un sagrato un’area pavimentata con basole irregolari con un altare al centro e una serie di ambienti che si aprono intorno. Alla dea Mefitis i Lucani attribuivano un potere legato alle acque per questo l’acqua è elemento essenziale per questo luogo che sorgeva all’interno di un fitto bosco vicino a una sorgente. Nel sagrato è ancora visibile la canaletta di scolo che portava l’acqua dalla sorgente all’area sacra. Il santuario fu oggetto di un’importante ristrutturazione da parte dei Romani nel II secolo a.C. a testimonianza della romanizzazione di queste terre e rimase attivo fino alla prima metà del I secolo d.C.

Archeologia Catacombe di Venosa

Catacombe di Venosa

Venosa


Le catacombe ebraiche sono situate sulla collina della Maddalena in una zona periferica di Venosa. Datate tra il III e il VII secolo d.C. secondo la documentazione epigrafica furono scoperte nel 1853 e divennero oggetto di studio sistematico a partire dal 1974 grazie anche all opera di Cesare Colafemmina. Le Catacombe sono strutturate su tre livelli caratterizzate dalla presenza di una serie di ipogei che furono scavati nella roccia e con corridoi di collegamento. Di recente precisamente nel 1974 è stato riportato alla luce un arcosolio affrescato che ripropone alcuni principali simboli della religione ebraica come il candelabro a sette braccia l’anfora dell’olio un corno e una palma. Accanto alle catacombe ebraiche vi è un altra struttura che ospita quelle cristiane costituendo una testimonianza di convivenza pacifica tra ebrei e cristiani. Queste ultime sono collocate sul versante nord orientale della collina caratterizzate dalla presenza di due ipogei il prù grande dei quali è costituito da un lungo corridoio aperto sui lati da dieci arcosoli che custodivano molte strutture a sarcofago.

Archeologia Scavi archeologici Venosa

Scavi archeologici Venosa

Venosa


Antica colonia romana Venusia fu fondata nel 291 a.C. dai Romani che conquistarono la zona dopo aver sconfitto definitivamente i Sanniti. La cittadina sorge in posizione strategica tra Apulia e Lucania. A testimonianza della sua antichissima storia si trova un’importante area archeologica romana nella località di S. Rocco. Gli elementi più interessanti del parco archeologico sono senza dubbio le terme e l’anfiteatro. Il complesso termale è articolato in diversi ambienti quali il frigidarium e il calidarium il bagno caldo con piccoli pilastri in mattone. All’interno è stato rinvenuto un mosaico pavimentale raffigurante animali marini. L’anfiteatro di età Giulio Claudia invece poteva accogliere circa 10.000 spettatori ed era di forma ellittica. Se ne conserva parte del perimetro e delle parti di muratura negli stili opus mixtus e opus reticulatus. All’ interno del parco archeologico è possibile ammirare il complesso della Ss Trinità. L’edificio religioso si erge su una stratificazione architettonica di età romana mentre il nucleo originario è costituito da una Basilica paleocristiana risalente al V VI sec a.C. fatta ampliare dagli Altavilla per accogliere un giorno le loro spoglie mortali. Nella Chiesa infatti grande importanza riveste la tomba del condottiero normanno Roberto il Guiscardo. Gli Altavilla furono fortemente legati a Venosa e il loro desiderio fu quello di realizzare un complesso abbaziale di notevole grandezza ampliando quello dedicato alla Ss Trinità. Per questo nell’XI secolo iniziarono i lavori della Chiesa nuova detta oggi Incompiuta poich non è mai stata ultimata.

Archeologia Parco Archeologico Siris - Herakleia

Parco Archeologico Siris - Herakleia

Policoro


Eraclea in greco Heràkleia in latino Heraclea o Heracleia fu un antica città della Magna Grecia lucana situata nei pressi dell attuale Policoro. Il sito è caratterizzato dai resti delle due colonie greche fondate l una Heraclea sulle rovine dell altra Siris e sorge su una collina situata tra la foce del fiume Agri e quella del fiume Sinni. I resti della città di Siris visibili ancora oggi nel parco archeologico sono una fortificazione in mattoni crudi e piccole aree sacre. Nell area sacra ubicata nella vallata sottostante la collina sono attestati i culti di Dioniso e Demetra. Sono infatti conservate le fondazioni di un tempio e di ambienti destinati al culto del Dio del vino e un altare anch’esso dedicato a Dionisos i cui resti sono visibili nella vicina piazza. Il santuario di Demetra è ubicato su un pendio vicino alle sorgenti d acqua e si sviluppa su due terrazze con edifici non molto grandi in cui si svolgevano culti legati alla fertilità.