Basilicata Comuni

Fardella
Fardella sorge nel Parco Nazionale del Pollino in un territorio ricco di boschi ancora incontaminati. L’origine del paese è recente la storia vuole che sia stato fondato nel 1690 da alcuni abitanti di Teana in fuga dai soprusi del Marchese Missanello e il nome deriva da Anna Maria Fardella moglie del Conte Sanseverino che offrì loro la sua protezione. Il centro storico del paese è caratterizzato dal cinquecentesco Palazzo De Salvo e dalla settecentesca Chiesa di Sant Antonio protettore del paese con caratteristico campanile colorato all italiana. Il territorio che circonda Fardella è ricco di boschi come bosco di Serra Cerrone bosco di Mesole e bosco Piano di Molinaro dove nel periodo autunnale si raccolgono varie specie di funghi. E’ una terra ricca di sorgenti e il visitatore si può imbattere anche nelle piramidi di argilla e sabbia nei pressi del fiume Sinni. Molto caratteristici anche i mulini in pietra e i frantoi come in località Pietrangelo e Fosso Cannalia. All uscita del paese è situato il Parco Barbattavio oggi ribattezzato Parco Angelo Guarino di proprietà comunale si estende per circa 9 ettari un luogo ideale per l’attività fisica incoraggiata anche dalla presenza di impianti sportivi. Ma ciò che lo rende interessante è la presenza di specie vegetali rare come il Ciliegio selvatico il Melo ibrido con i suoi piccoli frutti dal buon sapore profumato l’Orchidea di Provenza la cui infiorescenza raggruppa da 5 a 30 fiori di colore dal bianco crema al giallo chiaro l’Elleborina il Ciclamino il Pungitopo arbusto sempre verde utilizzato non solo come ornamento ma anche nella medicina popolare la Sanguinella con i suoi fiori bianchi e profumati e anche qualche Cardo pallottola con l infiorescenza di colore blu metallico formata da numerosi piccoli fiori riuniti a formare una struttura sferica che può arrivare a 5 6 cm di diametro. E l’Iperico chiamata comunemente erba di S. Giovanni una pianta officinale sempre verde conosciuta nei tempi antichi soprattutto per le sue proprietà antidepressive. Fardella è anche Borgo Accessibile con il progetto Itinerari turistici ricreativi integrati senza barriere e realizzazione di una struttura a favore della fruibilità del Territorio . L’idea nasce affinch il patrimonio storico artistico culturale architettonico enogastronomico e ambientale sia fruibile anche a persone diversamente abili abbattendo in tal modo qualsiasi forma di barriera sia essa architettonica che sensoriale culturale o sociale. Ogni anno il 18 agosto si svolge la Sagra dei Raskatielli nota anche come Festa degli Emigranti . Il centro storico si popola di visitatori anche dai paesi limitrofi che giungono per degustare gratuitamente il piatto tipico della pasta fatta a mano e ottenuta mischiando tre differenti tipi di farine farina carosella farina di grano tenero farina di fave ammirando le bellezze locali. Il Comune di Fardella è depositario del marchio d’impresa Sagra dei Raskatiell di Fardella e del marchio collettivo d impresa relativo alla produzione e commercializzazione del prodotto Raskatiell di Fardella. 85034 Corso Vittorio Emanuele, 2, 85034 Fardella, PZ
Ferrandina
Craco è un paese singolare e con una storia unica e particolare in tutta Italia. Craco sorge tra le fiancate dei calanchi ed è definito il paese fantasma . Inizialmente insediamento bizantino nel corso del Medioevo è passato sotto il controllo di diverse famiglie nobiliari e a testimonianza di ciò sappiamo che nel 1600 il paese si espandeva intorno a quattro palazzi nobiliari tra i quali spicca Palazzo Grossi vicino la Chiesa Madre che ospita al suo interno volte a vela decorate con motivi floreali. A rendere fantasma questo paese è stata una frana nel 1963 per la quale la popolazione venne fatta evacuare e trasferire a valle nella località Peschiera. La nuova Craco detta Craco Peschiera si presenta come un agglomerato di case popolari e sempre meno sono le persone che ci abitano. Craco vecchia invece negli ultimi tempi è meta di molti turisti proprio per questa particolarità di paese abbandonato tanto da attirare l’attenzione anche di registi nazionali ed internazionali che hanno scelto il paese come set cinematografico per i loro film. Il comune nella realizzazione di un piano di recupero del borgo ha istituito un percorso di visita guidata lungo un itinerario messo in sicurezza che permette di percorrere il corso principale del paese fino a giungere non solo a quello che resta della vecchia piazza principale sprofondata in seguito alla frana ma anche di visitare il nucleo della città fantasma. La festa patronale è in onore di San Nicola e si festeggia il secondo sabato di ottobre. 75013 Piazza Plebiscito, 1, 75013 Ferrandina, MT
Filiano
Filiano è un piccolo centro agricolo dell’Appennino Lucano nell’Alto bacino dell’Ofanto. La storia di questo paese è strettamente legata a quella di Avigliano dal quale si è reso autonomo solo nel 1951. Filiano ha un territorio ricco di risorse culturali connesse alla natura. In località Tuppo dei Sassi nel 1966 sono state scoperte delle pitture rupestri di scene di caccia che si presume risalgono al Paleomesolitico. Nel 1999 in località Inforchia è stata rinvenuta una pietra tombale di epoca romano imperiale che aggiunge un importante tassello alla storia del comprensorio della Valle di Vitalba durante l’età romano imperiale quando i territori erano attraversati dalla Via Erculea una diramazione dell’Appia Antica. Nel territorio di Filiano interessanti per la ricostruzione storica del territorio sono I Palmenti numerosi ed enormi massi di arenaria. Incavati nella parte superiore quasi a formare una enorme vasca hanno un buco di scolo ed alcuni nella parte inferiore una vaschetta supplementare di raccolta. Si ipotizza che essi servivano alla pigiatura dell uva per macinare le olive per conciare pellami per conservare l acqua ma non si esclude che potessero essere antichi luoghi di culto e di riti pagani. Il territorio di Filiano è noto anche per la ricchezza di sorgenti di particolare interesse terapeutico sono le sorgenti di acque solfuree di c. da Scavariello Monaco e c.da Gianturco e quella di acqua ferruginosa di Agromonte. In tutta la regione e non solo Filiano è famosa per la produzione del pecorino a denominazione D.O.P. un formaggio a pasta dura dal sapore delicato. E’ un prodotto che rappresenta la storia e la tradizione del territorio tanto da assumere la denominazione di origine europea che è arrivata nel 2007. Il latte con cui si produce il Pecorino di Filiano D.O.P. proviene da due mungiture consecutive di pecore autoctone e cioè la razza Gentile di Puglia la Leccese e la Comisana. Ogni anno la prima domenica di settembre a Filiano si svolge la mostra mercato del pecorino un’occasione per promuovere e salvaguardare il territorio attraverso valorizzazione del formaggio. L’evento richiama ogni anno numerosi visitatori anche da fuori regione. Il 31 maggio i circa 2900 abitanti festeggiano la Santa Maria del Rosario. 85020 Corso Giovanni XXIII, 10, 85020 Filiano, PZ
Forenza
Arroccata su un colle definito il Balcone delle Puglie da dove è possibile osservare il panorama cha va dal Tavoliere pugliese fino al Gargano nella Valle del Bradano sorge Forenza un piccolo borgo in provincia di Potenza. Secondo la storiografia Forenza è un antico sito di origine sannita ed è citato da alcuni scrittori latini tra cui Orazio anche se l’attuale borgo non è quello di cui parlano gli antichi poich il paese che oggi conosciamo è sorto lontano dall’antica Forentum. Il nuovo sito risale al IX sec. ai tempi del Principato Longobardo di Salerno che includeva quasi tutta l’antica Lucania e Forenza apparteneva alla Puglia. Sul suo territorio si sono succedute diverse dominazioni e a testimonianza del periodo angioino sopravvivono i resti di quelle che una volta erano le mura risalenti al XIII sec. Nel centro del paese merita una visita la Chiesa del Crocifisso risalente al 1680 e che fa parte del Convento dei Frati Cappuccini. Il Santuario del SS. Crocifisso è meta di numerosi pellegrini devoti del Cristo in Croce provenienti da ogni dove non solo dai paesi vicini. La festività religiosa e civile del SS. Crocifisso ricorre il 3 Maggio e si rinnova solo per il culto il 14 Settembre. Molto suggestiva è la chiesa basiliana di San Biagio scavata in una grotta da un seguace di San Vitale. Si accede percorrendo una via mulattiera e nel suo interno si possono ammirare bellissimi affreschi bizantini. Forenza è rinomata per la produzione dell’Aglianico del Vulture e per l’olio extravergine d’oliva infatti rientra nel circuito dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio. Forenza negli ultimi anni è stata al centro dell’attenzione dopo che lo scrittore Mario Moiraghi in un suo scritto sui templari ha collocato la nascita di Ugo De Pagani 1118 fondatore dell’Ordine dei Templari di cui fu il primo Gran Maestro proprio nel comune del Vulture. Secondo questa tesi dunque la nascita dell’Ordine cavalleresco sarebbe da collocare in Italia e non in Francia. Intorno a tutto questo aleggia il mistero ma il comune ha saputo sfruttare questa risorsa infatti ogni anno ad agosto Forenza fa un salto nel passato il centro abitato ritorna agli anni di Ugo Pagani attraverso una manifestazione che è una rievocazione storica La Leggenda dei Templari Ugo dei Pagani e la sfida del mito A.D. 1118 . Un evento che richiama numerosi visitatori per conoscere la storia di Forenza e dei Templari ma anche un’occasione per degustare le specialità enogastronomiche del paese. Tra le prelibatezze del posto è da annoverare anche il formaggio pecorino ottenuto esclusivamente con latte intero di pecora raccolto da allevamenti la cui alimentazione è costituita principalmente da pascolo nell area interna delle colline lucane. Il 4 Novembre ricorre la festività di S. Carlo Borromeo Santo Patrono di Forenza. 85023 Corso Grande Umberto I, 5, 85023 Forenz,a PZ
Francavilla in Sinni
Francavilla in Sinni sorge sulla sponda del fiume Sinni nel Parco Nazione del Pollino in un territorio ricco di vegetazione con boschi di faggi abeti e cerri. Il borgo sorse nel XV sec. e nel 1420 la regina Giovanna II a seguito di un voto per la guarigione del figlio consentì ai monaci della Certosa di costruire alloggi per i coloni che furono affrancati dal pagamento dei tributi e pare che il nome del paese abbia avuto origine proprio da questo evento. Francavilla sul Sinni rimase sotto il controllo dei Certosini fino all abolizione della feudalità. Particolare interesse è la Turra ex Certosa di San Nicola fondata in contrada santa Elania comunemente detta Fra Tommaso nel 1395 da Vencislao conte di Chiaromonte. Come si può evincere dalle sue mura la Certosa doveva essere maestosa considerata terza solo a quella di Padula in Campani e di Serra San Bruno in Calabria. Nel territorio sono presenti inoltre tre piccoli laghi: Viceconte del Pesce e d’Erba. All’interno del Parco del Pollino è interessante l’area geologica della Timpa delle Murge costituita da rocce magmatiche che formatesi sul fondo marino sono emerse dopo diversi movimenti tettonici. Presso il fiume Sinni e lungo il bosco dell’Avena a soli 3 chilometri dal paese sgorga un’acqua solforosa denominata acqua fetente . Per il turista che giunge a Francavilla in Sinni è da visitare la chiesa parrocchiale di San Felice e San Policarpo entrambi protettori del paese edificata nel XIX secolo e custodisce una grande tela raffigurante la presentazione al Tempio mentre in un’altra è presentata la Madonna in trono con Santi. L 8 dicembre a Francavilla Sinni si celebra la Sagra del vino detta anche Festa della Madonna di Pertusavutte. Durante la manifestazione gli abitanti si incontrano per bere vino novello. La sagra deriva dalla tradizionale Offerta dei scigli piccoli covoni di spighe di grano che venivano portati in testa dalle donne in processione al santuario della Madonna di Pompei in località San Biase. 85034 Via Porta Pia, 69, 85034 Francavilla In Sinni, PZ
Gallicchio
Gallicchio sorge all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese in provincia di Potenza. Il comune è sorto dalle ceneri di Gallicchio Vecchia infatti gli scavi archeologici condotti nel 1987 hanno riportato alla luce i resti di alcune abitazioni e manufatti di quella che doveva essere Gallicchio Vetere di origine preromana risalente al IV III sec. a.C. La struttura abitativa dell’antico abitato seguiva il modello greco a conferma di come il luogo abbia subito l’influenza della vicina Magna Grecia. L’attuale borgo invece risale all’anno 1000. Durante il periodo feudale Gallicchio appartenne alla famiglia Missanelli successivamente ai Gattula fino a divenire di proprietà dei baroni Attolini che hanno dato il nome all’imponente palazzo baronale. Nella parte più antica del paese svetta la chiesa di Santa Maria Assunta nota anche come chiesa vecchia al cui interno è conservata una tela di Giovanni Angelo D’Ambrosio. Gallicchio è un centro in cui è praticata l’agricoltura e la pastorizia infatti si producono ottimi formaggi. La festa patronale si svolge la seconda domenica di agosto. Protettrice del paese è la Madonna del Carmelo. 85010 Via Papa Giovanni XXIII, 1, 85010 Gallicchio, PZ
Garaguso
Garaguso sorge ai bordi dell’Appennino lucano e confina con il parco di Gallipoli Cognato e delle Piccole Dolomiti lucane. Il territorio di Garaguso si caratterizza per la ricca presenza di rupi corsi d acqua grotte e sorgenti e non manca un fitto bosco con esemplari di roverella cerri e lecci. L’antichità di questo paese è testimoniata dal ritrovamento di alcuni reperti archeologici risalenti all’epoca preistorica e greca. Qui ad esempio è custodito il cosiddetto Tempietto di Garaguso un piccolo tempio in scala e perfettamente proporzionato venuto alla luce insieme ad una dea seduta della stessa fattura entrambi databili intorno alla prima metà del V secolo a.C. Nel periodo feudale Garaguso appartiene ai Sanseverino e successivamente distrutto dal terremoto del 1694 viene ricostruito dai Revettera di Salandra. Di questa nobile famiglia resta il palazzo settecentesco con loggiato a tre arcate posto nella parte più alta del borgo su un preesistente forte medievale che nell agosto del 2018 è diventato per volontà del Comune un museo sulla vita contadina. Ogni anno il 14 agosto e il 24 settembre Garaguso festeggia il Santo patrono San Gaudenzio. 75010 Via IV Novembre, 15, 75010 Garaguso, MT
Genzano di Lucania
Genzano di Lucania è il centro più importante dell’Alto Bradano ed è diviso in due parti la parte vecchia e quella nuova. Nei pressi delle contrade Pago e Pila Grande sono stati portati alla luce i resti dell’insediamento romano di Genzano di Lucania i quali comprendono ruderi di mura difensive fondamenta di edifici tratti di acciottolato tombe ed epigrafi. Nell XI sec. il centro fu sotto il controllo normanno di Roberto il Guiscardo e in seguito fu assegnato come feudo a diverse famiglie fino al 1806 anno in cui il re di Napoli Giuseppe Bonaparte emanò la legge sulla abrogazione della feudalità. A pochi chilometri dal centro abitato su una collina è possibile visitare i resti del Castello di Monteserico. Il maniero di origine bizantina nel corso dei secoli ha subito diversi restauri e ampliato dal re Ruggero II. Fu teatro di momenti di storia importanti come gli scontri tra Spartaco e i romani 70 a.C. tra Marcello e Annibale durante la II Guerra Punica e tra bizantini e normanni 1041 . Nei pressi del Castello si trovano grotte preistoriche un tempo abitate da monaci basiliani e resti di un convento. Simbolo del paese è la Fontana Cavallina realizzata tra il 1865 e il 1893 a forma di anfiteatro un monumento in stile neoclassico con diverse fontane è stata riconosciuta fra le 33 fontane più belle d’Italia. Genzano di Lucania ha due feste patronali una il 17 gennaio in onore di Sant’Antonio Abate e l’altra la seconda domenica di agosto in onore di Maria SS. Delle Grazie. 85013 Piazza Risorgimento, n. 1, 85013 Genzano di Lucania, PZ
Ginestra
Ginestra sorge sulle rovine dell’antica Lombardo massa nel XV sec. quando vi si trasferirono 50 famiglie albanesi in fuga da Scutari a causa delle persecuzioni turche. L’indipendenza come comune l’ha avuta solo nel 1965 fino a quel momento era frazione del comune di Ripacandida. Il borgo è profondamente permeato di cultura albanese soprattutto nel dialetto mentre i riti e le tradizioni stanno scomparendo anche a causa della sospensione del rito ortodosso nel 1627. Ginestra fa parte di quei comuni che costituiscono la minoranza etnico linguistica italo albanese in Basilicata. Passeggiando nel paese è da notare come il nome delle vie e delle piazze è sia in italiano che in arb reshe a dimostrazione di quanto siano radicate le origini albanese del piccolo centro lucano. Dal punto di vista artistico e culturale richiamano l’attenzione la chiesa di San Nicola Vescovo del 1500 la quale custodisce un battistero per immersione e il Santuario della Madonna di Costantinopoli poco fuori dal centro abitato al suo interno si può ammirare un affresco murale di scuola orientale del XVI secolo raffigurante la Vergine. Ginestra è nota come Borgo dei Sapori un percorso enogastronomico nato con l’intento di recuperare le origini albanesi del paese attraverso la riscoperta dei piatti della tradizione arb reshe. Il percorso è articolato in quattro case a tema denominate botteghe: la bottega dei pastori la bottega del grano la bottega del vino la bottega dell’olio e delle erbe. Le quattro botteghe sono situate in un unico plesso nella zona storica dell’Arco Forno. Fuori da ciascuna casa l’insegna in legno reca la descrizione e relativa traduzione in Arbereshe. In ogni singola bottega si propone ai visitatori l’intero ciclo di produzione che prelude poi al prodotto finito. All’interno della struttura museale vengono esposte le erbe etnico autoctone di Ginestra corredate tra l’altro da una ricerca dettagliata sulle varie tipologie di erbe usate in cucina e dunque commestibili ed importanti nell’alimentazione tipica degli Arbereshe del 1500. Tali erbe sono altresì coltivate all’interno del giardino etnobotanico gestito dal Comune che si trova nelle immediate vicinanze del centro storico. La festa patronale si celebra l’8 agosto in onore della Madonna di Castantinopoli e in questa occasione si svolge anche la sagra dei piatti tipici della cucina Arbereshe. 85020 Piazza Albania, 1, 85020 Ginestra, PZ
Gorgoglione
Gorgoglione è un piccolo paese della collina materana. Il ritrovamento di alcune tombe fanno risalire l’origine del paese al IV sec. a.C. e sono proprio queste tombe che hanno restituito vasi apuli a figure rosse oggi conservati presso il Museo Domenico Ridola di Matera. Le notizie inerenti l’attuale centro invece risalgono ad una Bolla papale del 1060 periodo a seguito del quale si sono succedute diverse famiglie feudali nel controllo del paese come i Della Marra che fecero edificare un poderoso castello del quale oggi restano solo alcuni ruderi. L’origine del nome si presta ad alcune ipotesi una tra le prime è che Gorgoglione derivi dal nome gurguglio onis ovvero un insetto del grano evocativo della forma sinuosa del paese simile a quella dello stesso insetto. C’è anche un’altra ipotesi che farebbe risalire l’etimologia del nome al gorgoglio delle acque del torrente Vallone. Le caratteristiche del territorio in unione all’azione di acque che alimentano sorgenti e minerali fanno sì che Gorgoglione sia conosciuta anche per la sua pietra. La pietra arenaria di Gorgoglione costituisce il cuore delle montagne tra i suggestivi boschi dell’Appennino lucano. Questa pietra possiede un fascino particolare dovuto alla sua origine antichissima databile in termini di ere geologiche. I colori variano dal giallo ocra alla terra bruciata fino al grigio cenere e le sue venature più brune. La pietra di Gorgoglione per le sue caratteristiche tecniche ed estetiche risulta essere una delle più importanti pietre naturali da pavimentazione e da rivestimenti in Italia. La festa patronale è il 13 giugno in onore di Sant’Antonio Abate. 75010 Via Roma, 159, 75010 Gorgoglione, MT
Grassano
Grassano sorge su una collina tra i fiumi Bradano e Basento. Non si conosce bene l’anno di fondazione del paese ma le prime notizie della sua esistenza risalgono al 1320. In un antica platea del XV secolo Grassano viene indicato come casale della città di Tricarico ubicato nell omonima contrada del territorio tricaricese anche se comunque il comune non ha mai accettato di buon grado questo dominio soprattutto dopo l arrivo dei Gerosolimitani. Nel 1415 passò sotto il feudo degli Sforza che avevano la giurisdizione criminale mentre quella civile era già sotto l’Ordine dei Cavalieri di Malta. Le indagini storiografiche condotte fino ad oggi non ci permettono di stabilire con esattezza il periodo in cui si insediarono i Cavalieri di Malta ma una prima notizia relativa alla loro presenza si deduce da una lettera di papa Urbano V datata 4 giugno 1368. Ciò che è certo è che il centro abitato di Grassano è uno degli esempi più importanti di insediamento urbano edificato dall Ordine di Malta in Basilicata. Dai cabrei dell Ordine di Malta la Commenda di Grassano risulta essere la più ricca della Basilicata: da essa dipendevano infatti ben 19 grancie cioè le fattorie appartenenti a enti o ordini religiosi che erano site per la maggior parte in Basilicata. I Cavalieri di Malta trasformarono Grassano in centro agricolo. Grassano nella storia più recente è nota soprattutto per essere stata definita come una piccola Gerusalemme immaginaria nella solitudine di un deserto da Carlo Levi nel libro Cristo si è fermato ad Eboli. Grassano festeggia il Santo Patrono il 23 settembre Santo Innocenzo. 75014 Piazza Arcangelo Ilvento, 75014 Grassano, MT
Grottole
Grottole sorge su una collina tra i fiumi Bradano e Basento e il suo territorio rientra nella Riserva Regionale di San Giuliano. Grottole è il comune lucano con la storia più arcaica infatti iniziò a svilupparsi già in epoca preistorica in piccole grotte da cui deriva appunto il nome dalla parola latina criptula . Ancora oggi queste grotte sono presenti nella zona sottostante il borgo e sono state riadattate per creare dei laboratori per la produzione di vasi in argilla oggetti che caratterizzano la produzione artigianale locale. La storia di Grottole è molto intensa. Il borgo ebbe origini nella preistoria e poi nel corso dei secoli vide un susseguirsi di popolazioni fra cui Greci e Romani. Fu un importante dominio prima longobardo ed in seguito normanno e appartenne alla contea di Tricarico. Il paese passò sotto il controllo di diverse famiglie tra cui i Caracciolo gli Spinelli e ultimi i Sanseverino fino al 1874. Al periodo longobardo risale il castello feudale posto sulla cima della collinetta della Motta leggermente distaccata dal paese. Numerose sono le chiese disseminate nel centro abitato. La Chiesa Madre di Santa Maria Maggiore con annesso ex convento dei frati domenicani ma la Chiesa che merita particolare attenzione è la Chiesa Diruta sita nel centro storico. Essa risale al XV sec. e il nome significa caduta . Di ciò che resta è possibile riconoscere la navata centrale e l’impianto a croce latina con arcate alquanto maestose che avrebbero dovuto reggere una cupola che non venne mai eretta. Questa era la chiesa dei Santi Patroni San Luca a San Giuliano e restarono tali fino al 1815. Oggi il Santo Patrono è San Rocco festeggiato il 16 agosto. 75010 Viale J.F. Kennedy, 53, 75010 Grottole, MT